Disabili o diversamente abili: quali parole usare?

Ci sono delle differenze tra persone con disabilità e persone con handicap, per cui non è corretto utilizzare i due termini come fossero dei sinonimi.

Una persona handicappata presenta delle minorazioni che provocano uno svantaggio sociale o di emarginazione.

persone disabili o diversamente abili

Un disabile, invece, non è per forza un soggetto handicappato, e la sua eventuale limitazione alla partecipazione su base di uguaglianza può essere ostacolata dalla presenza delle barriere circostanti.

Quindi la disabilità non è considerata di per sé un handicap, ma può diventarlo quando incontra degli ostacoli che limitano alla persona di esprimere se stessa e le sue potenzialità.

La persona disabile diventa handicappata in base a una disfunzione presente nell’ambiente, derivata dall’organizzazione sociale.

Un esempio? Il non camminare è una disabilità che diventa un handicap se, non è possibile accedere all’interno di un ristorante perché i gradini sono alti per la carrozzina per disabili o il posto non è dotato di appositi ausili che abbattono le barriere architettoniche.

Approfondisci anche la differenza tra disabile e invalido.

Disabili e diversamente abili: differenza

Ora veniamo alla differenza tra il termine “disabili” e “diversamente abili”. Iniziamo col dire che la disabilità non viene vista come una malattia, ma è riconosciuta come una condizione “momentanea” che impedisce alla persona di fare qualcosa.

Con gli strumenti giusti, la persona con disabilità può superare quei “limiti”, motivo per il quale non è ammesso utilizzare parole che possano rimandare a sofferenza, dolore, incapacità, impedimento.

Scegliendo di utilizzare la parola “diversamente”, non fa che peggiorare la cosa e trasmettere un ulteriore messaggio discriminatorio.

“Diversamente abili” o anche “persona con diverse abilità” fa intendere che il soggetto è diverso dagli altri, per cui, inferiore.

Anche utilizzare la negazione “non” non è una cosa ben accettata. Non è un caso che le persone sorde si dichiarano, per l’appunto, sorde invece di “non udenti”.

Parole da non dire a una persona con disabilità

Quando ci si rivolge a una persona disabile è importante usare un linguaggio rispettoso e inclusivo per evitare di offenderla o sminuirla. Ecco alcune parole da evitare:

  • Invalido, handicappato: sono termini che possono essere percepiti come riduttivi o obsoleti.
  • Afflitto da, soffre di: espressioni che suggeriscono che la vita della persona sia dominata o definita dalla disabilità.
  • Deforme, mutilato: pongono l’accento sulle differenze fisiche in modo negativo e dispregiativo.
  • Mentecatto, ritardato: termini offensivi rivolti a persone con disabilità intellettive o di sviluppo.
  • Anormale, anomalo: vengono percepiti come alienanti e peggiorativi.

Quale parola usare per parlare di disabilità?

È importante essere inclusivi anche nel linguaggio, pertanto, quando parliamo di disabilità dobbiamo usare: persone con disabilità (termine usato nella Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità) e persone disabili ( come significato di minoranza oppressa).

Tutte le altre parole sopracitate non fanno che aumentare il pregiudizio e gli stereotipi verso le persone con disabilità.

È importante non dare priorità alla disabilità, che pur facendo parte della persona, non riveste una funzione “caratterizzante” della stessa.

L’obiettivo è quello di riconoscere il valore individuale senza ridurre una persona solo alle sue disabilità, ma anzi, valorizzando le diverse modalità con cui ciascuno può contribuire alla società.

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