Bullismo sui disabili: cosa dice la legge italiana

Negli ultimi anni si è parlato di più di bullismo, argomento molto dibattuto nelle scuole, negli ambienti sportivi, in casa e nei luoghi di lavoro. Chiunque può diventarne vittima: donne, uomini, ragazzi, bambini, anziani e disabili e, talvolta, chi lo sta subendo, non se ne accorge nemmeno.

bullismo sui disabili

A volte, una parola o un gesto spiacevole, vengono visti come l’errore del momento e non come un volontario gesto discriminatorio e offensivo.

Tipologie di bullismo

Riconoscere di essere vittime di bullismo è il primo passo per denunciare l’accaduto. Il bullismo può assumere diverse forme, non si tratta solo di insulti verbali o scontri fisici, c’è molto di più.

Vediamo tutte le forme di bullismo:

  • Verbale: insulti, offese, parole pesanti verso la persona;
  • Fisico: spinte, strattoni, calci e pugni;
  • Relazionale: persona obbligata all’isolamento o che viene presa di mira;
  • Digitale (Cyberbullismo): insulti e raggiri provenienti da chat, social network. Diffusione non consensuale di foto e video offensivi.

Bullismo: cosa dice la legge italiana

Per contrastare i fenomeni di bullismo e cyberbullismo, in Italia è stata introdotta la legge 910 del 29 maggio 2017 che prevede sanzioni molto severe per chi assume comportamenti dannosi verso gli altri.

Nella normativa sono previsti programmi di sensibilizzazione all’interno delle scuole e punizioni verso atti di bullismo e cyberbullismo che provocano danni fisici, emotivi e psicologici a chi ne è vittima.

Inoltre, sono previste misure che obbligano alla cancellazione di contenuti offensivi, diffusi online, che ledono la persona, e maggiore protezione della privacy dei minori.

Bullismo e disabili

Il bullismo provoca danni in tutti gli ambienti  e le persone, le categoria protette come bambini, anziani e disabili sono quelle che maggiormente soffrono di questa condizione.

In qualunque caso, il bullismo ha gravissime conseguenze sullo sviluppo psicofisico dell’individuo e sull’inclusione sociale.

Per capire se un disabile è vittima di bullismo bisogna osservarne il comportamento quotidiano, che spesso cambia radicalmente. Il soggetto può mostrare ansia, tristezza, depressione, attacchi di panico, fobie sociali, oltre che lesioni fisiche. Questi segnali sono presenti in tutte le persone vittime di bullismo e non vanno mai ignorati.

Come aiutare le vittime di bullismo

Se si sospetta che una persona è vittima di bullismo, come prima cosa, bisogna provare a parlarle, chiedendole se i sospetti sono fondati.

È importante non fermarsi alla prima risposta, spesso chi è vittima di bullismo ha paura che anche le persone care possano ricevere quel trattamento, oppure, prova un senso di vergogna perché impotente e incapace di difendersi.

Negli ultimi decenni, con l’evoluzione tecnologica, il bullismo ha assunto forme diverse, oggi, infatti si parla soprattutto di cyberbullismo tra i giorni. Scuola e famiglia devono cercare di sensibilizzare i giovani ad un uso responsabile e rispettoso di internet.

Bisogna far comprendere alle nuove generazioni l’importanza dell’uso delle parole, anche dietro un display, e il rispetto verso gli altri.

Pene per i bulli

Nella legge 910 del 19 maggio 2017, sono contenute le pene per chi compie atti di bullismo sui disabili e qualsiasi altra persona, con una specifica anche per i genitori che curano l’istruzione dei figli.

Nello specifico, il genitore o chi è responsabile del minore, che omette di impartirgli o impartire l’istruzione obbligatoria, è punito con una sanzione che va da 500 a 2.000 euro.

Il bullismo e il cyberbullismo, se non costituiscono reati più gravi, sono puniti con reclusione da uno a sette anni per chi, attraverso condotte reiterate e violente, intimidisce o isola qualcuno, causando grave sofferenza psicologica.

Chi non denuncia o impedisce tali atti, pur potendo, rischia fino a tre anni di reclusione. La pena va da due a otto anni se i reati sono commessi tramite internet o telefonia mobile, ed è aumentata se il colpevole ha legami affettivi con la vittima o se il crimine coinvolge minori, disabili, donne in gravidanza o più persone insieme.

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