La sindrome di Pisa è una condizione posturale in cui il corpo del paziente tende a inclinarsi lateralmente. È un fenomeno che cambia l’equilibrio e la camminata, al punto da portare la persona che ne soffre a voler uscire di meno.
Spesso si presenta in soggetti affetti da Morbo di Parkinson o in chi fa uso prolungato di determinati farmaci, ma non solo.
Che cos’è la sindrome di Pisa e quando si manifesta?
La sindrome di Pisa, detta anche “pleurototono”, è caratterizzata da un’inclinazione laterale del tronco, generalmente di almeno 10-15 gradi, rilevabile quando la persona sta in piedi o cammina. Quando il soggetto si sdraia, la deviazione tende a ridursi o anche scomparire, e questo distingue la sindrome di Pisa da deformazioni strutturali come la scoliosi.
La condizione è stata osservata già a partire dagli anni ’70, inizialmente come effetto collaterale di antipsicotici, e da allora è emersa in pazienti con Parkinson, disturbi del movimento, ma anche in persone senza una diagnosi neurologica definita.
A volte compare in modo graduale, nel corso di mesi o anni, altre in modo più rapido a seguito di una modifica farmacologica.
In molti casi è sottovalutata perché viene confusa con problemi posturali “normali” nell’età avanzata. Ma proprio perché può peggiorare se trascurata, riconoscerla per tempo è un vantaggio.
Cause e meccanismi dietro la sindrome di Pisa
Le cause della sindrome di Pisa sono complesse e spesso multifattoriali. In primo luogo, il controllo della postura, quindi il modo in cui il cervello integra le informazioni da occhi, orecchio interno (sistema vestibolare), muscoli e articolazioni, può essere alterato.
Studi recenti hanno evidenziato che nei pazienti con sindrome di Pisa c’è spesso un’alterata percezione della “verticalità” corporea, il sistema sensoriale non riconosce che il tronco è inclinato e quindi non attiva i muscoli correttamente.
In secondo luogo, ci sono fattori muscolari e meccanici come rigidità e debolezza dei muscoli paravertebrali, asimmetrie fra lato destro e sinistro del corpo, alterazioni della colonna vertebrale non strettamente scheletriche. Quando questi elementi si sommano, il tronco inizia a pendere in modo progressivo.
Ci sono poi alcuni antipsicotici, dopaminergici e farmaci usati nel Parkinson, che possono favorire la comparsa della sindrome. In molti studi la sospensione o riduzione del farmaco ha portato a miglioramenti della postura.
Ecco riassunte le cause della sindrome di Pisa:
- Alterazioni del sistema sensori-motorio e percezione della postura.
- Rigidità/iperattività muscolare paravertebrale e asimmetrie corporee.
- Effetti collaterali farmacologici o modifiche nella terapia neurologica.
- Comorbilità con malattie neuromotorie come il Parkinson o la demenza.
Manifestazioni cliniche e impatto sulla quotidianità
Quando la sindrome di Pisa è presente, i sintomi possono manifestarsi in modo più o meno evidente. All’inizio potresti avvertire solo una sensazione di “tiraggio” o inclinazione da un lato quando stai in piedi o cammini. Col tempo, l’inclinazione diventa più marcata, la camminata può risultare alterata, e stare in piedi o girarsi può richiedere maggiore sforzo. Uno degli aspetti clinici che la distingue è proprio la riduzione della deviazione quando il soggetto è sdraiato: questo è un segno importante in fase diagnostica.
Dal punto di vista della qualità della vita, la sindrome di Pisa può comportare:
- Aumento del rischio di cadute o instabilità durante la deambulazione.
- Dolore lombare o dorsale dovuto alla postura sbilanciata.
- Affaticamento muscolare e sensazione di “peso” sul lato inclinato.
- Impatto psicologico: la percezione di sé cambia, può generare timore uscire o muoversi.
Come si diagnostica la sindrome di Pisa?
La diagnosi viene in genere formulata da neurologi o fisiatri, oltre all’esame clinico, si possono utilizzare strumenti come la valutazione posturografica, esami radiologici o test della percezione della verticalità.
È importante sottolineare che la tempestività nella valutazione può evitare che la deviazione diventi permanente. Uno studio italiano ha rilevato una prevalenza dell’8,8% nei pazienti con Parkinson, suggerendo che non è un fenomeno così raro.
Trattamenti disponibili
Il trattamento della sindrome di Pisa è un percorso combinato che può migliorare la condizione in modo significativo. Innanzitutto, la revisione farmacologica, se sei in trattamento neurologico o psichiatrico e compare una inclinazione laterale del tronco, parlane con il tuo neurologo. L’adattamento della terapia è spesso il primo e più efficace intervento. In molti casi, modificare o ridurre il farmaco correlato ha portato a miglioramento. Si interviene anche con la riabilitazione posturale praticando
esercizi mirati di fisioterapia che lavorano su tronco, addome, muscoli paravertebrali, e sulla percezione dell’equilibrio e della verticalità. Un buon programma può includere:
- stretching e mobilizzazione della colonna e dei muscoli laterali.
- rafforzamento mirato della muscolatura del busto e dell’addome.
- esercizi di equilibrio e consapevolezza corporea (es. con pedana stabilometrica o attività funzionali).
Ci sono poi tecniche di neuromodulazione non invasive (come t-DCS) nei casi selezionati, che stanno mostrando risultati promettenti. In aggiunta, il trattamento della sindrome di Pisa può prevedere:
- supporti ortopedici leggeri (busti, fasce) per aiutare la postura nei momenti critici.
- terapia con tossina botulinica nei muscoli che costringono maggiormente la flessione laterale.
- educazione posturale: imparare a stare in piedi, sedersi, camminare con più consapevolezza.
L’importante è iniziare presto, con un team che includa neurologo, fisiatra, fisioterapista e, se necessario, terapista occupazionale. Così si possono ridurre le inclinazioni, migliorare la stabilità, diminuire il dolore e aumentare la qualità della vita.
Domande frequenti
1. La sindrome di Pisa è irreversibile?
Non sempre: specialmente quando la deviazione è recente e legata a farmaci o a una fase iniziale, si può migliorare significativamente.
2. Quali sono i farmaci che più frequentemente la causano?
Antipsicotici, dopaminergici in pazienti con Parkinson, inibitori della colinesterasi e altri neurofarmaci sono frequentemente segnalati.
3. Quanto tempo serve per rispondere al trattamento?
Dipende dal caso: i miglioramenti possono comparire in settimane, ma spesso servono mesi di riabilitazione e monitoraggio continuo.
4. Possono esserci esercizi da fare a casa?
Sì: esercizi di stretching laterale del tronco, rafforzamento addominale e della schiena, consigliati dal fisioterapista.
5. Serve sempre un busto ortopedico?
No: l’uso del busto è una scelta individuale, utile in alcuni casi ma non sempre indispensabile.




