Le piaghe da decubito sono lesioni dolorose della pelle e dei tessuti profondi che si formano quando una persona resta a lungo nella stessa posizione. Capita di frequente in chi è costretto a letto o su sedia a rotelle, ma può riguardare anche pazienti anziani con mobilità ridotta.
Queste lesioni meriterebbero attenzione perché, se trascurate, si complicano con infezioni e perdite di autonomia.
Vediamo cosa sono, come si classificano secondo gli stadi e cosa fare per curarle efficacemente. L’obiettivo è farti capire che con piccoli gesti quotidiani si può davvero fare tanto.
Che cosa sono le piaghe da decubito e perché si formano
Le piaghe nascono quando un’area del corpo resta compressa tra una superficie esterna e un osso per troppo tempo: immagina il tallone, i glutei o la schiena a contatto costante con il materasso o la sedia. Questa costrizione interrompe la normale circolazione, privando la zona di ossigeno e nutrienti. In poche ore, le cellule iniziano a morire e la pelle diventa vulnerabile, fino a formare ferite anche molto profonde. Non è solo un problema di “pelle”, i tessuti coinvolti possono essere muscoli e persino osso, rendendo la situazione grave.
Le piaghe da decubito spesso si formano in chi ha difficoltà a muoversi da solo, come anziani o persone con malattie croniche. Ma anche sedie poco ergonomiche, vestiti stretti o cuscini deteriorati possono favorirne l’insorgenza.
La prevenzione parte quindi dalla qualità della postura, dalla pulizia e dall’idratazione della pelle, dalla scelta di materassi e cuscini adeguati. Se riconosci i primi segni, arrossamenti che non spariscono dopo mezz’ora o pruriti insoliti, puoi intervenire subito e fermare il problema sul nascere.
Gli stadi delle piaghe da decubito: come valutarle e intervenire
Le piaghe si classificano in quattro stadi, che servono a capire quanto la lesione ha danneggiato i tessuti e quale intervento è necessario:
- Stadio I – interessamento della pelle intatta: la zona appare arrossata e non ritorna normale se premuta. Non ci sono ferite aperte, ma la zona è già a rischio. Bisogna cambiare posizione, usare cuscini morbidi e curare la pelle con creme emollienti.
- Stadio II – compare una perdita di pelle superficiale, tipo vescica o abrasione. Qui serve pulire delicatamente, usare garze idrocolloidi o schiume che mantengono l’ambiente umido per favorire la guarigione. Non vanno usate pasticcini o garze asciutte che rallentano la riparazione.
- Stadio III – la lesione coinvolge tutta la pelle fino al tessuto sottocutaneo, con possibile presenza di tessuto necrotico. Qui è necessario valutare con un professionista l’asportazione chirurgica o meccanica del tessuto morto e un adeguato bendaggio.
- Stadio IV – la piaga è profonda, arriva a muscoli, tendini e persino osso. È una situazione complessa: serve il chirurgo, terapie antibiotiche, trattamento delle infezioni e un supporto nutrizionale mirato. Spesso richiede ossigenoterapia o altre tecnologie avanzate.
Se riesci a riconoscere lo stadio puoi evitare complicazioni come infezioni sistemiche, per cui ti consigliamo di tenere traccia dei cambiamenti e confrontarti con medici o infermieri se hai dubbi.
Prevenzione e cura quotidiana
Agire per tempo è la forma migliore di cura, queste sono le misure fondamentali che puoi seguire anche da solo:
- Riposiziona la persona ogni 2 ore, passando dalla schiena di piatto al fianco alternato.
- Usa superfici antidecubito: materassi ad aria o schiuma a cellule aperte, cuscini profilati.
- Mantieni la pelle pulita, asciutta e ben idratata, evitando panni ruvidi o troppa polvere.
- Fornisci una dieta ricca di proteine, vitamine e minerali per la riparazione dei tessuti.
- Rafforza il supporto della comunità: informare la famiglia, coinvolgere caregiver, formare chi assiste.
Nel caso compaia una lesione, puliscila con soluzione fisiologica, applica garze sterili e monitora bene la posizione delle medicazioni e cambia la medicazione secondo le indicazioni (spesso ogni 2‑3 giorni).
Quando chiedere aiuto al medico
Se nonostante le buone pratiche le piaghe progrediscono o il quadro peggiora, non aspettare. Alcuni segnali vanno interpretati subito: arrossamenti che diventano vesciche o perdita di pelle, dolore intenso localizzato, secrezioni gialle, sanguinamento o cattivo odore, febbre persistente o segni di infezione locale come calore e gonfiore. Anche quando la guarigione non avviene in tempo ragionevole (per esempio, una piaga di stadio II che non migliora in 2‑3 settimane), conviene consultare uno specialista.
Il medico valuterà lo stadio, l’estensione e l’eventuale infezione, consigliando cure più mirate: bendaggi con alginati o schiume impregnate di antimicrobici, ossigeno-ozonoterapia, medicazioni avanzate. In casi più gravi può essere necessario un intervento chirurgico per rimuovere la parte necrotica e agevolare la ripresa.