Come tutti gli altri: le persone Down hanno bisogni normalissimi!

Ricevere un’istruzione adeguata, riuscire a trovare un posto di lavoro e andare a vivere da soli. Sono bisogni che nessuno di noi si sognerebbe di definire “speciali”, ma che diventano tali quando si parla di persone affette dalla sindrome di Down. Ecco perché “Not special needs” (“Bisogni non speciali”) è l’hashtag scelto dalle associazioni di tutto il mondo per identificare la Giornata mondiale sulla sindrome di Down che si è celebrata martedì scorso.

In Italia sono circa 40mila le persone affette dalla sindrome di Down, con un’età media di 25 anni. Questa condizione colpisce su per giù un nuovo nato ogni mille, e se a inizio Novecento la sopravvivenza media era di 10 anni, ora quasi l’80% dei malati riesce a superare quota 50 anni. Per quanto riguarda lo specifico caso italiano, la sopravvivenza media è ancora migliore visto che tocca i 62 anni. Insomma, le condizioni di salute delle persone affette dalla sindrome di Down vanno migliorando sempre di più. Tutto merito della medicina che, ad esempio, riesce ora a correggere i difetti cardiaci che spesso e volentieri si manifestano in coloro che vivono in questa condizione.

“L’espressione ‘bisogni speciali’ è un eufemismo che viene utilizzato frequentemente per parlare delle persone con disabilità e dei loro bisogni. Ma a guardare bene – ricorda Coordown, che raggruppa le associazioni del settore – le persone affette da questa sindrome hanno le stesse necessità di chiunque altro, come studiare, lavorare, avere delle opportunità e far sentire la propria voce. Certo, possono aver bisogno di un sostegno, ma ciò non cambia la natura di quei bisogni, cioè non rende ‘speciali’ dei bisogni che sono semplicemente umani”.

Coordown avanza a questo proposito un esempio chiarificatore: “E’ come una persona che necessita di aiuto nel parlare, nello scrivere o nell’essere capita: questa persona ha la nostra stessa esigenza, cioè quella di comunicare. L’unica cosa che cambia è il grado di assistenza o il modo attraverso cui si può soddisfare quel bisogno”.

Anche per questo le associazioni che lavorano per la tutela dei diritti delle persone Down hanno svolto, e svolgeranno ancora, un grande lavoro di sensibilizzazione. In oltre 30 città italiane, ad esempio, l’Associazione Italiana Persone Down ha distribuito delle piccole lattine contenenti terra e semi di “Nontiscordardime” che saranno offerte per aiutare a ricordare che “le persone Down esistono e che possono ricoprire un ruolo attivo nella comunità”.

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