Paralisi, un impianto elastico ripristinerà i movimenti?

ricerca scientifica

I ricercatori della Ecole Polytechnique Federale di Losanna hanno fatto una scoperta sorprendente: grazie ad un accurato lavoro di ricerca, gli scienziati svizzeri sono riusciti a realizzare un impianto plastico capace di far recuperare il movimento ai soggetti paralizzati. Si tratta di una scoperta fondamentale perché aiuterà a trattare quegli infortuni e quelle malattie riguardanti la spina dorsale che possono portare, tra le altre cose, anche all’impedimento dei movimenti.

Il prodotto realizzato dai ricercatori è stato testato su dei topolini che, proprio grazie a questo speciale impianto elastico, sono riusciti a riappropriarsi della mobilità, a correre lungo una superficie, a salire e scendere le scale e anche ad evitare alcuni ostacoli.

Ma come funziona questo impianto elastico? Il marchingegno realizzato dai ricercatori elvetici fornisce degli impulsi chimici ed elettrici mirati che servono proprio per permettere ai soggetti paralizzati di riprendere il movimento.  In particolare, l’impianto concepito in Svizzera è formato da un silicone elastico, mentre i collegamenti elettrici sono realizzati in oro con piccoli tagli superficiali atti a renderlo flessibile. Ebbene, questo incrocio di materiali e di impulsi permetterebbe alla spina dorsale di tornare a funzionare come dovrebbe e a quanto sembra sarebbe persino in grado di prevenire il blocco della colonna vertebrale.

La comunità scientifica ha accolto con grande ammirazione questo impianto elastico, perché ritenuto protagonista di una rivoluzione nell’approccio ai danni neuronali: per quanto test sull’uomo possano dar luogo a risultati diversi rispetto a quelli venuti fuori dai test sugli animali, l’augurio è che le cose possano andare proprio come auspicato. Non dimentichiamo infatti che una buona percentuale di casi di disabilità è proprio la diretta conseguenza di traumi o malattie che in passato hanno riguardato la spina dorsale: intervenire su questo particolare aspetto potrebbe rivelarsi determinante per prevenire o anche solo per rendere più vivibile la disabilità.

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