Le persone disabili iraniane cercano dignità e inclusione

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Agli iraniani sta molto a cuore quanto si discute fra i corridoi e nelle sale di Bruxelles; la questione nucleare è ancora al vaglio della Commissione europea, con negoziati incentrati su come far sopravvivere l’accordo dopo il ritiro, avvenuto a maggio, degli Stati Uniti. Ma l’interesse da parte dell’Iran va ben oltre: l’Unione europea, quale principale attore impegnato seriamente con il governo iraniano, dovrebbe intavolare anche discussioni riguardanti i diritti di milioni di iraniani disabili.

Negli ultimi 18 mesi, il Centro per i diritti umani in Iran e l’Human Rights Watch hanno intervistato persone disabili, le quali hanno condiviso le loro storie di isolamento, umiliazione e discriminazione. Il rapporto finale è stato pubblicato a Bruxelles in modo da portare queste storie nel luogo in cui l’Iran è in cima all’agenda.

Fra le persone intervistate c’è Alireza, un uomo di 22 anni che soffre di paralisi celebrale e che adora andare in palestra insieme alle persone della sua età, ma fa affidamento sulla sua mamma 65enne  per aiutarlo a vestirsi e uscire di casa. Il trasporto pubblico nella sua città non è accessibile ai disabili e quindi ha bisogno di pagare un altro tassista per trasportare la sua sedia a rotelle nel bagagliaio.

Ma non è solo questo. La disoccupazione tra le persone con disabilità in Iran è oltre il 60%, con pochissimi servizi o informazioni messi a disposizione per il governo per assicurarsi che i datori di lavoro assumano queste persone. Infatti, Alireza è disoccupato e la sua unica fonte di reddito è una piccola pensione di invalidità, un sesto del salario minimo. Con quella somma mensile non può permettersi nemmeno un pasto al giorno. Deve affidarsi alla famiglia per avere sostegno economico.

In Iran, le persone disabili sono circa 12 milioni. Molti di loro devono affrontare seri ostacoli nelle attività quotidiane, come andare al lavoro o a scuola, riunirsi con amici o parenti, partecipare a eventi culturali, fare la spesa o visitare il proprio medico.

Le barriere fisiche non sono gli unici ostacoli alla piena inclusione e all’uguaglianza. Le persone con disabilità affrontano regolarmente stigma e discriminazione. Gli intervistati hanno affermato che gli assistenti sociali della State Welfare Organization, l’agenzia che si occupa principalmente dei servizi per i disabili, insultano le persone quando richiedono servizi a cui hanno diritto o si rifiutano di fornirglieli. Spesso ciò è dovuto alla mancanza di consapevolezza e formazione, oltre al numero insufficiente di assistenti sociali atti a fornire i servizi necessari in modo rapido e coerente.

I medici spesso non si preoccupano di ottenere il consenso dei pazienti disabili per il trattamento, soprattutto in merito all’elettroshock, propinato a coloro che soffrono di patologie psicologiche.

In conclusione, milioni di iraniani disabili, le loro famiglie e i sostenitori hanno una richiesta semplice e urgente ai paesi dell’Unione europea: esortare il governo iraniano a garantirgli piena eguaglianza di fronte alla legge e utilizzare meglio le risorse economiche. Se l’Europa potesse discutere questi temi durante i colloqui, le voci dei disabili iraniani verranno ascoltate e sarà difficile ignorarle.

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